Attenzione, in Italia rischiamo di perdere la ricerca indipendente

21 febbraio 2015

«Se non si interviene subito, la ricerca accademica, indipendente, sparirà». E a pagare saranno soprattutto i pazienti affetti da malattie su cui l’industria non può o non ha interesse a intervenire.

A lanciare l’allarme è stato nei giorni scorsi il Gruppo oncologico italiano di ricerca clinica (Goirc) in occasione del convegno annuale dell’associazione.

Numeri alla mano, gli oncologi del Goirc hanno mostrato il declino della ricerca, specie di quella no profit, nel nostro paese: nel 2009 erano state condotte 761 sperimentazioni; solo quattro anni dopo, nel 2013, l'Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ne ha autorizzate 583, di cui 204 sui tumori. Ancor più drastica è stata la riduzione degli studi indipendenti, calati dal 41,8% (318) del 2009 al 23,8% (139) del 2013. 

 

A cosa è dovuto un simile calo? Il Goirc ha cercato di rispondere conducendo un’indagine tra alcuni dei principali gruppi oncologici attivi nel nostro Paese e sono emersi tre ostacoli principali. Innanzitutto la mancanza di un sostegno finanziario pubblico ai gruppi di ricerca in modo che possano mantenere un'infrastruttura organizzativa necessaria per la ricerca, poi la ridondanza e la diversità dei Comitati etici con regole e disposizioni diverse, che rendono massacrante e dispendioso l’iter di approvazione di uno studio. Infine, le differenze legali e burocratiche post-approvazione che comportano ulteriori ritardi e blocchi ingiustificati.

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