SICO: Necessità di riorganizzare strutture COVID-free per trattare i pazienti oncologici

5 maggio 2020
E’ stata appena pubblicata sulla rivista europea di Chirurgia Oncologica “European Journal of Surgical Oncology-EJSO” la lettera-manifesto della “Società Italiana di Chirurgia OncologicaSICO” dal titolo: “Assicurare il mantenimento dei trattamenti ai pazienti oncologici: la necessità di organizzare strutture ospedaliere COVID-free”.La lettera mette in tutta evidenza l’impegno profuso da SICO fin dall’inizio dell’emergenza COVID-19 a favore dei pazienti oncologici. Lo scopo è quello di richiamare l’attenzione delle Istituzioni per poter continuare a garantire ai pazienti oncologici i necessari trattamenti chirurgici in condizioni di sicurezza nella pandemia da Coronavirus. La riorganizzazione delle strutture ospedaliere e/o dei percorsi dedicati sono la necessaria risposta. Si riporta di seguito una sintesi dei contenuti.Nel 2019, in Italia sono stati diagnosticati 371.000 nuovi casi di tumore di cui circa l’80% candidabili a intervento chirurgico. La chirurgia è spesso il trattamento principale per molti tipi di tumore. La pandemia COVID-19 ha tuttavia portato a una riduzione del numero degli interventi.  I pazienti oncologici si trovano a fronteggiare un doppio rischio: quello dell’infezione da Coronavirus e quello di rinviare i trattamenti oncologici a causa dell’emergenza in corso.Per garantire sicurezza delle cure sono più che mai necessari percorsi dedicati così da minimizzare quasi del tutto il possibile contatto con pazienti COVID e con il personale sanitario coinvolto nell’emergenza.La “messa in sicurezza” necessita una “riorganizzazione” delle strutture ospedaliere sulla base di criteri essenziali e condivisi in modo da poter continuare a garantire un’alta qualità dei trattamenti oncologici.Considerando che gli asintomatici costituiscono la maggioranza degli infetti COVID, effettuare uno screening per COVID dei pazienti 48 ore prima dell’intervento chirurgico, sarebbe necessario per ridurre dall’inizio il rischio di diffusione del virus. I pazienti negativi potrebbero proseguire con il “percorso chirurgico COVID-free” mentre quelli positivi allo screening- seppur asintomatici- dovrebbero entrare in quarantena domiciliare o esser inviati a strutture dedicate. La chirurgia in questo caso dovrà esser rinviata al momento in cui l’infezione si risolve e i pazienti risultano negativi al test.In aggiunta, altro fattore critico è costituito dal personale sanitario che deve poter operare in sicurezza- per sé e per i pazienti- evitando di esser fonte di contagio. A tal fine, sono necessari screening periodici e dispositivi di protezione.Le soluzioni organizzative per garantire sicurezza e trattamenti appropriati, riducendo al massimo il rischio di contagio, sono quelle di individuare strutture per la chirurgia oncologica COVID-free e/o costruire  percorsi COVID-free, nel caso di grandi ospedali a cui afferiscono  sia pazienti COVID sia non-COVID.Le risorse necessarie per questa riorganizzazione sono correlate alla complessità della malattia oncologica, ovvero dell’aggressività del tumore, dei tempi per trattamento pre-operatorio, della natura ed estensione dell’intervento chirurgico, della necessità di cure intensive post operatorie, del bisogno di trattamenti ulteriori a seconda delle condizioni del paziente.CLICCA QUI PER LA VERSIONE ORIGINALE
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